Sanità e nomine

Sanità e nomine

La recente tornata di nomine dei direttori generali delle Ats (agenzie di tutela della salute) e Asst (aziende socio sanitarie territoriali), che ha interessato la sanità lombarda, ha pesantemente toccato anche Brescia e merita la nostra attenzione e la nostra riflessione.

Per quanto riguarda Brescia, da queste nomine emerge una bassissima attenzione alle capacità e professionalità di quanti operano nella sanità bresciana.

Il Civile, nonostante negli ultimi anni sia stato fortemente penalizzato da scelte della Regione Lombardia come l’istituzione dell’Asst (di fatto, un declassamento per un policlinico che ha un punto di forza nell’alta intensità di cura), rimane un ospedale tra i primi nel nostro Paese e, in alcuni casi, si segnala anche a livello internazionale, insieme all’Università che ad esso è associata.

Le recenti nomine hanno visto il trasferimento a Brescia di manager da altre province (come Marco Trivelli al Civile, il quale ha peraltro un curriculum di tutto rispetto).

E’ mancata la capacità (la volontà?) di valorizzare professionalità che certamente sono presenti sul nostro territorio.

L’Ospedale Civile è molto più di un’azienda che opera sul nostro territorio. E’ un punto di riferimento per i bresciani, è cresciuto insieme alla nostra città, anche con le donazioni di tanti cittadini e tante aziende.

Ecco perché dovrebbe essere concesso ai cittadini bresciani di condividere le decisioni che riguardano il proprio ospedale, e non essere costretti a subire scelte calate dall’alto (l’istituzione di una Fondazione per l’ospedale Civile e la proposta di trasformarlo in un IRCCS vanno proprio in questo senso).

Queste nomine si sono dimostrate un modo per regolare i rapporti di potere tra le forze che governano la Regione Lombardia, un copione purtroppo già visto troppe volte.

Finché le nomine saranno gestite come esercizio di potere e non per quello che sono, ossia decisioni di politica economica (ricordo che la sanità assorbe l’80% del bilancio regionale), non avranno alcun effetto benefico sull’economia e nemmeno sulla sanità.

Si tratta di una questione di metodo, non di persone.

Anche il politico più onesto e bene intenzionato rischia di rimanere vittima di pressioni e raccomandazioni (ormai profondamente radicate nel sistema).

Le scelte dei direttori generali delle strutture sanitarie, ma il discorso vale anche per la nomina dei primari e per altre cariche in aziende pubbliche, devono essere guidate dal merito. Solo in questo modo gli addetti della sanità bresciana (medici, infermieri, tecnici) potranno sperare di ottenere posti di responsabilità contando sulle proprie capacità e sul proprio impegno.

La conseguenza principale sarebbe che i nominati per merito sarebbero liberi di agire nell’interesse dell’azienda, senza essere limitati nella propria azione dalla necessità di restituire il favore a chi li ha nominati per assicurarsi una lunga carriera.

Come attuare in concreto questa “rivoluzione” basata sul merito? Il prof. Luigi Zingales (vedi qui ) ha proposto un metodo di selezione dei manager delle partecipate pubbliche che potrebbe dare grandi benefici. In sostanza si tratta di affidare il processo di selezione a società specializzate nella selezione del personale (per esempio cinque società che propongono un nome ognuna).

I nomi proposti da queste società passano al vaglio della giunta regionale che ne scarta due. Il nome viene scelto fra i tre rimanenti attraverso un sorteggio che deve essere pubblico. Il grande vantaggio di questo metodo è che la giunta non nomina, elimina solo.

La situazione della sanità pubblica bresciana sta vivendo un momento di grave difficoltà e solo un passo indietro della politica (quella “cattiva”, che si preoccupa della spartizione del potere) unita ad una rivoluzione basata sul merito possono invertire questa tendenza.