10 Giu Infanzia e pandemia tra cuore e ragione
Immersi nell’ emergenza pandemica, costretti a fermarci, a pensare e fare i conti con scelte rimandate a lungo o decisioni non prese, stiamo comprendendo il significato profondo di “consapevolezza” e “cambiare passo”.
Non è un caso che proprio questi due temi siamo i più sollecitati anche dai nostri lettori e sostenitori.
Ho scritto in un precedente articolo che se “c’è consapevolezza (..) è doveroso, con umiltà, affrontare la paura e avere il coraggio di trovare nuove strategie” .
Nella classifica dei più trascurati dalla Politica in questa pandemia, al primo posto ci sono loro, i più piccoli, il nostro #Futuro.
La convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha compiuto 30 anni lo scorso 20 novembre 2019. Garantire questi diritti è un dovere , sempre, ma in emergenza diventa una priorità.
Abbiamo riaperto le aziende, i bar, i ristoranti, i negozi, i musei, gli impianti sportivi, ahimè non i teatri.
Nella nostra città i giochi nei parchi riaprono parzialmente in questi giorni in via sperimentale.
La Scuola, la più grande Agenzia Educativa del Paese rimane un scrigno chiuso. Pare un castello da espugnare con un fossato reso sempre più profondo da conflitti irrisolti e incomunicabilità che vengono purtroppo da lontano.
Da una parte Maestre come Francesca Sivieri di Prato, che ha “scelto con il cuore” di fare lezione nel parco.
Dall’altra a Brescia assistiamo allo scontro tra l’ Amministrazione Comunale e le Maestre delle Scuole dell’infanzia cui è stato chiesto di rendersi disponibili per l’apertura dei Centri Estivi. Da una parte la necessità, ben esposta in commissione istruzione lo scorso maggio, di rispondere ai bisogni dei più piccoli e delle famiglie offrendo Centri Estivi per sette settimane, con personale formato e competente, in sicurezza sia per gli operatori sia per gli utenti. Dall’ altra il duro e fermo rifiuto della Rappresentanza Sindacale Unitaria . I Centri Estivi, dicono, sono un parcheggio.
Scelte e visioni opposte nell’ affrontare l’emergenza pandemica in chiave educativa e formativa.
Nel primo caso la scelta di Francesca dimostra che le lezioni nel parco sono realtà progettuali serie, che facilitano un “setting idoneo per esperienze di apprendimento complete e coinvolgenti, in cui la sensorialità diventa il canale privilegiato per la costruzione del pensiero riflessivo e delle competenze.”
Le ragioni del cuore, la passione per il proprio lavoro, portano a volte a “forzare” protocolli e consuetudini sindacali. Questo pare un tempo in cui fare semplicemente il proprio dovere diventa “notizia”.
Nel secondo caso c’è tanto stupore nell’ osservare uno scontro così duro .
A pagare sono i più piccoli , che narrano e rielaborano la pandemia attraverso il disegno.
Un caro amico, letta la notizia mi scrive: “Che delusione e che amarezza trovare ancora i Sindacati anziché la base a dialogare con la Res-Civica. Mi rifiuto di pensare che fra le Maestre non ci sia più Amore per la “cura” delle loro piccole “Ghiande” da fare germogliare curare e nutrire, perché no? anche d’estate, dopo una esperienza così negativa come il lockdown.”
C’erano una volta i Centri Ricreativi Estivi che finita la scuola offrivano, soprattutto ai bambini che non avevano la possibilità di andare in vacanza, una opportunità di gioco, condivisione ed esperienza attraverso attività ludiche.
Oggi la Scuola non c’è.
I Centri Ricreativi Estivi sono l’unica opportunità formativa per i più piccoli in una città, Brescia, in cui la povertà educativa, insieme alla dispersione scolastica a 2 cifre, è realtà assai seria.
“L’educazione è un processo naturale effettuato dal bambino, e non è acquisita attraverso l’ascolto di parole, ma attraverso le esperienze del bambino nell’ ambiente”, diceva Maria Montessori.
In assenza della Scuola, così come l’abbiamo intesa fino ad oggi, i C.R.E. possono rappresentare una prova di ripartenza e di osservazione preziosa per le insegnanti e un’esperienza formativa per i piccoli. Basta fare di necessità virtù.
L’emergenza sanitaria che ha e avrà purtroppo e per lungo tempo ricadute sociali ed economiche, sollecita a lavorare tutti insieme per trovare nuovi modelli organizzativi che valorizzano merito e competenze ma anche il bilancio ha i suoi vincoli. La complessità gestionale suggerisce che la regia sia saldamente in capo all’Ente Comune. Consapevolezza e cambio di passo .
Sono certa che dopo questa “falsa partenza” il senso di responsabilità avrà la meglio e una soluzione condivisa e rispettosa di tutti i portatori di interesse sarà trovata . La nostra città vanta una lunga tradizione di eccellenza nella scuola dell’infanzia.
Sono ottimista dopo aver letto che a Bergamo la Cisl è favorevole a riaperture e centri estivi, sostenuti anche dall’appello “Riaprire ai bambini” del autore e pedagogista Daniele Novara.
E vista anche la mole di documenti e proposte per la riapertura delle Scuole che sto leggendo. Tanto fermento e passione mi ricordano i primi anni ’70 del secolo scorso quando una intera generazione voleva cambiare il Paese. Anche allora un terribile virus ci attanagliava, il terrorismo. Io, bambina in quegli anni ho beneficiato a piene mani di quella visione progressista di Scuola, per questo da cittadina, prima ancora che madre, ho sostenuto e sostengo il complesso e variegato mondo della Scuola.
C’è tanta voglia di di trasformare la pandemia in opportunità di crescita e cambiamento per il benessere collettivo.
Nulla è più come prima, ma possiamo fare bene in modo diverso.
Il cuore e la ragione in equilibrio. Si può fare. Si deve fare.
approfondimenti:
https://www.orizzontescuola.it/aule-allaperto-in-monte-scuole-non-sono-piu-un-tabu-ecco-un-esempio/