#andràtuttobene? istruzioni per l’uso

#andràtuttobene? istruzioni per l’uso

Riflessione di Rosangela Formenti.

Se penso a quello che stiamo vivendo, mi sembra di essere in un film che soltanto qualche “spostato” avrebbe potuto immaginare. Ascolto quello che mi arriva da molte parti e rifletto.

Alcune cose però mi hanno colpito più di altre, esattamente due slogan:
#Andràtuttobene e #Iorestoacasa.

Un giorno, mentre vivevo una situazione drammatica, una persona mi disse: “Andrà tutto bene… respira!”
Non andò tutto bene, o almeno non come io avevo sperato, ma quanto ho pensato a quella frase! Conteneva la speranza e racchiudeva la vita che continua. Respira è l’imperativo di chi ti dice: “Vivi!“.
In questi giorni è la forza dirompente della vita che ci porta avanti. Come ne usciremo?
Con le ossa rotte, a pezzi, guardando le ferite che tutto questo ci ha lasciato, piangendo quanti sono morti, ma noi saremo vivi.
Cambierà qualcosa nella nostra vita? Impareremo qualcosa?
Non so, non posso parlare per gli altri, ognuno ha il proprio carico, il proprio vissuto ed è importante rispettarlo, posso parlare solo per me.
Personalmente credo che impareremo nella misura in cui sapremo lasciarci alle spalle, senza troppi rimpianti, la vita come la conoscevamo prima. Provo a spiegare cosa intendo: se abbiamo vissuto questo periodo forzato sognando solo il momento in cui tutto sarebbe tornato al “prima”, ho paura che abbiamo vissuto troppo tempo ancorati al vecchio stile, protesi a tornare a ciò che conoscevamo, alle abitudini che sono sempre così rassicuranti e, raramente, chi si aggrappa al passato riesce a cambiare e a evolvere il presente. Se, invece, abbiamo vissuto con consapevolezza il tempo attuale, trovando il bello e il positivo, se abbiamo allargato lo sguardo, se abbiamo accettato il presente come momento di crisi nel suo significato più profondo, un periodo di scelta e di decisione, un pericolo o una opportunità, forse avremo imparato qualcosa.

Anche la scia di morti che abbiamo alle spalle porta con sé un carico non indifferente di sofferenza, soprattutto se immaginiamo tutti quelli che sono stati “strappati” ai propri affetti e non sono mai tornati. Non possiamo pensare che questo sia solo personale: è un carico collettivo.
Guardare alle situazioni altrui con empatia può aiutare a pensare il proprio vissuto con gratitudine.

La seconda osservazione riguarda il “io resto a casa”, ma per ripartire credo sia necessario trasformare l’hashtag “io resto a casa” in “io sono consapevole”.
Ognuno di noi ha ben presente quanto sia complicata la situazione economica, quanta fatica abbia comportato per le piccole e medie imprese questa chiusura forzata, dettata dalla paura e dal doveroso rispetto delle regole e che ha mostrato fino in fondo il nostro limite e ci ha messo davanti a due evidenze fondamentali: siamo mortali e non siamo invincibili.

Teniamo stretto questo insegnamento, riportiamolo nella nostra vita, nel dopo, nella ripresa, ricordiamo quanta sofferenza abbiamo visto, le sirene che nella notte risuonavano in continuazione, lo sforzo fatto da medici, infermieri operatori sanitari e tutti quelli che ci hanno permesso di vivere con “normalità” la nostra quotidianità. Ricordiamo le commesse dei supermercati, gli operatori ecologici, i volontari quanti hanno immolato la vita perché presenti in prima linea, teniamo stretta e salda questa memoria e forse, dico forse, questo dannato virus avrà prodotto un cambiamento. Diversamente sarà stato tutto inutile.